Iniezioni intravitreali anti-VEGF 2018-04-16T11:23:25+02:00

Iniezioni intravitreali anti-VEGF

Le iniezioni intravitreali permettono di introdurre direttamente nell’occhio un determinato farmaco attraverso la sclera (la parte bianca dell’occhio), iniettandolo nel liquido gelatinoso che riempie l’occhio (corpo vitreo), il quale è a contatto con la retina: il principio attivo viene assorbito da quest’ultima.

Il VEGF è una molecola che viene prodotta dall’organismo in condizioni fisiologiche ed ha molteplici funzioni. Normalmente è in equilibrio con altre sostanze che ne contrastano l’azione, limitandola al necessario, ma in alcune condizioni cliniche (tra cui l’ischemia) questo equilibrio viene alterato e lo stimolo alla formazione di vasi anomali generato dal VEGF prende il sopravvento sui sistemi di controllo. Il blocco o l’inibizione del VEGF aiuta a prevenire l’ulteriore crescita dei vasi sanguigni anomali che è alla base delle patologie dell’occhio precedentemente esposte.
I farmaci anti-VEGF, dunque, sono farmaci che inibiscono questa molecola. Numerosi studi clinici hanno dimostrato l’efficacia di questi farmaci per uso intraoculare. Per la degenerazione maculare umida sono disponibili in Italia due farmaci: il Lucentis e l’Eylea.

Le iniezioni intravitreali vengono praticate da un oculista qualificato e i farmaci attualmente approvati ed utilizzati per uso intraoculare sono gli anti-VEGF (inibitori della formazione di nuovi vasi sanguigni retinici anomali) e alcuni cortisonici.

Gli anti-VEGF sono utilizzati nel trattamento della degenerazione maculare legata all’età (forma umida o essudativa), nell’edema maculare diabetico e nell’edema causato da trombosi dei vasi retinici.

L’iniezione viene eseguita in anestesia locale in un ambiente sterile controllato. Il tempo d’iniezione è molto veloce, circa un minuto, e la sensazione avvertita è minima e della durata di pochi secondi. Dopo l’iniezione è possibile vedere dei corpi mobili, le cosiddette “mosche volanti”, all’interno del campo visivo che scompaiono, in genere, dopo poco tempo e nel punto d’iniezione potrà comparire una piccola emorragia.

L’efficacia delle iniezioni intravitreali dipende dal tipo di malattia trattata e dal grado di avanzamento della malattia stessa.

Nella degenerazione maculare essudativa viene praticata un’iniezione al mese per i primi tre mesi; in seguito l’oculista controlla mensilmente la vista e il quadro clinico somministrando ulteriori iniezioni in caso di peggioramento della vista. Nell’edema maculare diabetico o dovuto a trombosi dei vasi retinici viene praticata un’iniezione al mese sino al raggiungimento di una visione che si mantenga stabile per tre mesi consecutivi. La durata degli effetti è dunque variabile.

Prima dell’iniezione intravitreale e per monitorare nel tempo gli effetti di tale terapia è necessario sottoporsi ad esame della vista, tonometria, OCT (esame non invasivo che consente di visualizzare i singoli strati della retina) e, quando necessario, alla fluorangiografia.

Come ogni farmaco, anche gli anti-VEGF sono potenzialmente in grado di determinare una reazione allergica in una ridotta percentuale della popolazione. Ogni forma di allergia, sospetta o conclamata, deve essere riferita al proprio oculista. Inoltre, durante l’intervento potrebbero insorgere lacerazione della congiuntiva, lesione del cristallino, emorragia vitreale, emorragia coroideale, mentre le complicanze postoperatorie sono lacerazione della retina, distacco di retina, distacco di coroide, endoftalmite (infezione del globo oculare), alterazioni della macula, emorragia retinica e/o vitreale (sanguinamento della parte posteriore dell’occhio), cataratta, rottura della sclera, glaucoma.